Individuazione fotografica

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Individuazione fotografica

Studio Volpicelli
Pubblicato da Studio Cataldi in Individuazione fotografica · Mercoledì 06 Dic 2023
Individuazione fotografica
Giuseppe Leonardo Rabita

Cos'è l'individuazione fotografica e l'idoneità descrittiva del fascicolo fotografico. Il tema è trattato anche nel seminario del 6 dicembre 2023 a cura di Studio Cataldi Formazione

Cos'è l'individuazione fotografica


Prima di avventurarci in teorie e valutazioni su cosa intendiamo per individuazione fotografica è bene avere dei punti fermi da cui partire affidandoci al più comune e condiviso dei testi scientifici, il dizionario della lingua italiana, che con mite sapienza definisce tre termini importanti:


Identificazione


Secondo il dizionario Treccani il termine identificazione indica: "L'atto, l'operazione dell'identificare, nei vari significati del verbo. In partic., l'attività diretta a stabilire l'identità di una persona, di una cosa, di un elemento astratto, spec. nel linguaggio giudiziario: i. di un vivente, eseguita in base a dichiarazioni testimoniali o mediante il rilievo di elementi valutabili scientificamente (i. scientifica); (…) i. di un imputato, di essenziale importanza nel processo penale; i. di un sistema o di un processo, la determinazione di un modello matematico atto a rappresentarne la struttura o il funzionamento. In matematica, con riferimento a due o più elementi di un insieme, procedimento con cui tali elementi vengono identificati, ossia sono fatti coincidere, al fine di costruire un modello concreto di un insieme difficilmente rappresentabile in maniera diretta, oppure per definire nuovi insiemi a partire da insiemi già noti".

Identificare un soggetto da una foto è sicuramente una cosa complicata e passa attraverso la definizione ch abbiamo appena letto - Treccani - di attività diretta a stabilire l'identità di una persona, di una cosa, di un elemento astratto, eseguita anche in base a dichiarazioni testimoniali o mediante il rilievo di elementi valutabili scientificamente. L'analista deve quindi essere in grado di valutare tutte le cose che concorrono all'identificazione e determinare quel modello metodologico o procedimento con il quale tutti gli elementi che concorrono vengono raccolti, messi in analisi e poi identificati.

Riconoscimento


Secondo il dizionario Treccani il termine riconoscimento, indica: "Atto ed effetto del riconoscere (...) riconosciménto s. m. [der. di riconoscere]. - L'azione e l'atto di riconoscere, il fatto di venire riconosciuto. 1. a. Identificazione di persone, fatti e situazioni, oggetti e cose: segni di riconoscimento, che possono agevolare l'identificazione".

Possiamo quindi sicuramente dire che il processo di identificazione passa attraverso più stadi di riconoscimento. Negli ultimi 10 anni la scienza nel riconoscimento fotografico ha fatto passi da gigante, software con algoritmi evolutissimi e IA sono in grado di riconoscere espressioni del volto facilitando incredibilmente gli stadi di riconoscimento e identificazione su un immagine.

Anche se, di fronte a foto particolarmente rovinate, deformate, che non corrispondono più all'originale e che addirittura alterano i tratti effettivamente rappresentati, gli algoritmi più robusti molte volte falliscono. Più semplicemente, se la foto che rappresenta il viso viene deformata e/o alterata per un evento qualsiasi rispetto al formato originale, i punti di controllo del volto non vengono individuati dall'algoritmo e non si è in grado di raggiungere un risultato. L'analista ha un ruolo centrale in questo caso perchè guiderà fase per fase l'algoritmo individuando i punti metrici prodromici al riconoscimento.

Affidarsi completamente agli strumenti informatici è sbagliato. In ogni caso il riconoscimento fotografico è sempre una cosa molto difficile e non è mai giusto dare per scontato o avere l'atteggiamento di sapere "chi" si trova nell'immagine che è sottoposta a riconoscimento.

L'analista deve essere libero dal - pensare di sapere - e/o di volersi gratificare nella risoluzione del quiz in pochi istanti, perché verrà tratto in inganno molte volte da elementi di nitidezza e luminosità che si considereranno distintivi ma, che in realtà, sono molto comuni e necessitano di ulteriori accertamenti, concorrendo comunque alla corretta identificazione del soggetto in esame. In più, anche quando si vuole tentare di riconoscere un soggetto di cui conosciamo l'identità visiva, è sempre corretto pensare che la sola osservazione NON sia sufficiente a capire se la persona che stiamo tentando di riconoscere sia effettivamente colui con il quale stiamo azzardando il riscontro.

Si può lecitamente asserire che il riconoscimento fotografico sia una materia complessa e che la difficoltà radicalmente insita nell'argomento porti involontariamente l'analista a banalizzare di fatto i dati a disposizione verso congetture e non risultanze. Quando si ha a che fare con il riconoscimento fotografico di una persona bisogna sempre con iderare il contesto, la luce e il momento storico della fotografia. Inoltre è sempre lecito pensare che una persona abbia potuto avere un cambiamento somatico e/o anatomico anche in un lasso di tempo molto breve (es. pensiamo a tatuaggi, chirurgia ricostruttiva o estetica, trapianto di capelli, iniezioni che alterano lo spessore della pelle, incidenti….) sarà necessario quindi formulare alcune ipotesi ricostruttive che concorreranno alle prime fasi del riconoscimento, oppure, ricercare e ricorrere a descrizioni aggiuntive che ci aiuteranno a capire il percorso storico descrittivo.

Per perseguire tale obiettivo tutto può essere d'aiuto quale elemento ricostruttivo distintivo, nulla dev'essere sottovalutato, tipo: il taglio degli occhi, il naso, la bocca, la forma del mento, la forma delle orecchie, gli zigomi, la larghezza delle narici, la forma della testa, la fronte, la stempiatura, il colore dei capelli, colore di giacche e maglioni, colore del mobilio, colore dello sfondo e tantissimo altro. Per una più facile analisi dell'immagine questa deve essere di buona qualità, deve seguire un parametro di proporzione il più vicino possibile alla realtà e all'originale, deve avere un colore uniforme, non deve essere sovra-esposta, la tonalità delle ombre deve essere ben distinguibile perchè indispensabili per capire le irregolarità del viso, la presenza di nei, cicatrici, rughe, peluria e macchie della pelle. Inoltre la posizione del soggetto è cruciale. È ovvio che una persona con il capo chino, con il capo girato da un lato o dall'altro, in un'immagine di bassa qualità, sgranata e che raffigura un'area ristretta, rende il riconoscimento fotografico molto difficile se non impossibile.

Riscontro


Secondo il dizionario Treccani il termine riscontro, indica: "(…) Mettere una cosa di fronte a un'altra per vedere se corrispondano esattamente, e quindi rilevare o correggere le eventuali differenze. Il r. è la riprova fattuale di un ragionamento, di un'intuizione, di un sospetto (Principe vii 17). In senso pregnante r. è incontro, corrispondenza, fra l'agire umano e i tempi e le cose; è accordo, conformità, incrocio (Istorie fiorentine IV xxiii 3)".

Nel metodo di costruzione dell'identificazione attraverso il riconoscimento, una volta effettuati i primi riconoscimenti sull'immagine a disposizione cerco un primo riscontro, che potrebbe essere, la raccolta informativa con una persona informata dei fatti che riferisce descrittivamente sulla persona di interesse. Ma anche questa acquisizione ha bisogno di una pre-analisi della fonte sul grado di attendibilità, consigliata anche dalla Suprema Corte, per evitare casi di alterazione della percezione visiva. (Balcetis & Dunning, 2006).

"Il grado di attendibilità di tale atto probatorio, infatti, pur senza addivenire a rigidi automatismi, può mutare in ragione della ricezione, prima dell'atto ricognitivo, della descrizione puntuale delle fattezze (...) della percezione visiva avuta del medesimo, anche nella sua durata e nelle sue modalità, nonché della disponibilità della fotografia o del fotogramma sulla base della quale è operato il riconoscimento".

La persona informata e la parte offesa sono gli attori più esposti all'alterazione della percezione visiva sopratutto quando il contesto ove devono riferire è la caserma, il commissariato o in aula durante il dibattimento. È sempre opportuno fare una analisi di contesto valutando la fonte e i suoi impatti emotivi, incluse le motivazioni personali, prima di procedere ad una raccolta informazioni descrittiva. Su quanto sia importante il riscontro non c'è bisogno di scomodare la letteratura scientifica ma possiamo rifarci ai più semplici film polizieschi che raccolgono le fotografie di un sospettato nelle centrali di polizia.

È bene soffermarci un attimo sul metodo che viene utilizzato per scattare una foto segnaletica che verrà utilizzata poi per i riconoscimenti e riscontri:

1) il sospettato viene fatto mettere con le spalle rivolte a una scala metrica;

2) la luce è frontale, neutra e non troppo forte da coprire i tratti somatici;

3) la posizione è eretta, spalle dritte, viso frontale, con il mento alto;

4) con gli stessi parametri si riprende il profilo destro e sinistro. Il metodo dei film crime è molto interessante perché tende alla rappresentazione fedele della persona di interesse sull'immagine fotografica, per limitare il più possibile errori di luce e/o posizioni che possano in qualche modo alterare la veridicità dei tratti caratteristici, distintivi, che rappresentano la figura immortalata nell'immagine.

La cosa da non sottovalutare, nel riportare un soggetto di interesse su una immagine fotografica che servirà per i riconoscimenti e riscontri, è la profondità.

Come si dà profondità ad una immagine segnaletica? Riprendendo il soggetto di interesse sui due profili, destro e sinistro. Questa accortezza darà all'immagine una profondità descrittiva che risulterà indispensabile per i riscontri, riconoscimenti e identificazioni future. Pensiamo solo al lineamento del naso, la grossezza di guance e zigomi, la linea della fronte, la forma delle orecchie e tutti quegli elementi per i quali non si percepisce frontalmente la profondità. La profondità descrittiva ci permetterà di riconoscere con precisione anche persone molto simili in una foto frontale.

Un esempio potrebbe essere il caso, in passato molto frequente, che portava le persone provenienti da paesi asiatici e/o africani a tentare di entrare in Italia utilizzano il passaporto di un familiare molto simile che ha portato all'introduzione di altri elementi descrittivi come, per esempio, l'impronta digitale. Questo dovrebbe far riflettere su quanto sia difficile il riconoscimento fotografico e su quanto sia importante essere cauti nell'affermare che una persona corrisponda effettivamente all'immagine che abbiamo a disposizione.

Ma soprattutto, è sempre formalmente sbagliato pensare di procedere ad una individuazione fotografica solo da foto a foto. I parametri di riconoscimento di partenza, inclusi tutti gli elementi descrittivi aggiuntivi, devono essere certi.


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