Il whistleblower non può violare la legge per raccogliere prove di illeciti nell’ambiente lavorativo
Pubblicato da Diritto e Giustizia in Whistleblower · Martedì 02 Lug 2024
Il whistleblower non può violare la legge per raccogliere prove di illeciti nell’ambiente lavorativo
di Ilaria Leverone
Cass. civ., sez. lav., sent., 27 giugno 2024 n. 17715
La normativa di tutela del dipendente che segnali illeciti altrui (c.d. whisleblowing) salvaguarda il medesimo dalle sanzioni che potrebbero conseguire a suo carico secondo le norme disciplinari o da reazioni ritorsive dirette ed indirette conseguenti alla sua denuncia, ma non costituisce un’esimente per gli autonomi illeciti che egli, da solo o in concorso con altri responsabili, abbia commesso.
Tale normativa, infatti, ha lo scopo di scongiurare conseguenze sfavorevoli, limitatamente al rapporto di impiego, per il segnalante che acquisisca, nel contesto lavorativo, notizia di un'attività illecita, mentre non fonda alcun obbligo di attiva acquisizione di informazioni, autorizzando attività investigative improprie, in violazione dei limiti posti dalla legge.
Il caso
La sentenza in commento affronta il caso di una dipendente statale licenziata per utilizzo improprio dell'istituto e della procedura di whistleblowing. Le condotte contestate alla lavoratrice riguardavano l'invio via PEC, a plurimi soggetti, del modulo di segnalazione di condotte illecite, con il quale ella aveva accusato un Direttore di aver sottratto dei fondi pubblici, nonché di aver registrato occultamente una conversazione avuta con un collega, pubblicandone poi alcuni stralci su Facebook, senza autorizzazione e prospettando i fatti in modo da generare sospetti e gettare discredito sull'istituto.
La Corte d'Appello di Roma aveva escluso l'applicabilità della tutela prevista dall'art. 54-bis d. lgs. n. 165/2001, rilevando innanzitutto che la lavoratrice non aveva seguito la procedura prevista per la fattispecie.