Convertito il “decreto legge Intercettazioni”: tra paternalismo e garanzie deboli
Pubblicato da Diritto e Giustizia in Intercettazioni · Giovedì 19 Ott 2023
Convertito il “decreto legge Intercettazioni”: tra paternalismo e garanzie deboli
La l. n. 137/2023 ambisce a restringere l’impiego del trojan e la circolazione delle conversazioni captate e a irrobustire il diritto al rispetto della vita privata dei soggetti coinvolti dalle operazioni. Tuttavia, la novella non centra pienamente l’obiettivo.
di Fabio Cassibba
Un intervento complessivamente debole
Muovendosi oltre l'impianto del d.l. n. 105/2023, la legge di conversione n. 137/2023 interviene su due ambiti sensibili della disciplina delle intercettazioni per circondarle di maggiori garanzie. Si ambisce, da un lato, a contenere l'impiego del trojan e la circolazione delle captazioni; dall'altro, a irrobustire il diritto al rispetto della vita privata dei soggetti coinvolti dalle operazioni. Il disegno complessivo appare però inidoneo allo scopo perché negativamente condizionato da scelte poco coraggiose e paternalistiche.
Ambizioni di contenimento delle intercettazioni
La necessità di arginare prassi devianti circa l'impiego del captatore informatico ha indotto il legislatore a irrigidire il modello legale di motivazione del provvedimento autorizzativo attraverso una doppia interpolazione dell'art. 267, comma 1, terzo periodo c.p.p. Il decreto, in luogo d'“indicare” le ragioni che giustificano il trojan, deve ora «esporre l'autonoma valutazione» delle medesime, sulla falsariga di quanto già richiesto in materia cautelare. Inoltre, la necessità dell'impiego del captatore dev'essere valutata «in concreto».